È un susseguirsi di record negativi quello che fotografa il ventesimo rapporto dell’Associazione Antigone sulla situazione nelle carceri italiane. A partire dal sovraffollamento, che oramai vede dietro le sbarre circa 61mila persone, 12mila in più rispetto alla capienza, con l’ulteriore conseguenza di privare la popolazione detenuta di spazi fisici per non trascorrere tutta la giornata in cella.
Una condizione che rappresenta una concausa agli altissimi numeri di suicidi che si stanno registrando. Sono 30 le persone detenute che si sono tolte la vita dall’inizio del 2024, un trend che rischia di battere il nefasto record del 2022, quando a suicidarsi furono 85 persone.

Carcere, il rapporto “Nodo alla gola” di Antigone: sovraffollamento e suicidi record

«Se in un quartiere o in un piccolo paese di 60mila abitanti ogni quattro giorni ci fosse una persona che si toglie la vita, gli amministratori, le Asl, i sociologi si allarmerebbero e cercherebbero di capire le cause – ha affermato il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, durante la presentazione del rapporto – La stessa attenzione vorremmo per la situazione nelle carceri italiane».
Per l’associazione, però, la risposta non può essere quella dell’edilizia carceraria, sia perché i tempi sono lunghi, sia perché sarebbe una scelta costosissima per l’Italia. Ma soprattutto perché non porterebbe più sicurezza nel Paese.

«Chi trascorre tutta la pena in carcere è fonte di insicurezza – osserva Gonnella – perché non può più capire come funziona la società».
Di qui l’appello anche alla Magistratura di Sorveglianza per praticare di più e meglio la strada delle pene alternative al carcere. E stando ai numeri, in particolare ai 21mila detenuti che devono scontare una pena inferiore a tre anni, immaginare pene non detentive o comunque non carcerarie appare la soluzione più rapida ed efficace.

Gonnella precisa che ogni suicidio in carcere ha una storia a sè e imputare a un unico fattore l’estremo gesto di qualcuno vorrebbe dire compiere una strumentalizzazione. Ciò che le istituzioni possono fare, specialmente davanti a numeri così alti di suicidi, è prevenire ed eliminare tutte le possibili concause.
Antigone chiede anche alla maggioranza di governo di ritirare il ddl 1660 in materia di sicurezza depositato alla Camera, che vede inasprimenti di pena pesanti anche, ad esempio, per chi fa resistenza passiva in carcere. «Avremmo un’ondata ingestibile di affollamento penitenziario», sottolinea Gonnella.

La presentazione del rapporto avviene a poche ore dalla notizia degli arresti di 13 agenti della polizia penitenziaria, 12 dei quali tuttora in servizio presso l’istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano per maltrattamenti, concorso in tortura, e una tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto.
«Qualora i fatti fossero confermati e si arrivasse al rinvio a giudizio – conclude Gonnella – chiederemo al governo di costituirsi parte civile al processo».

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