La Regione Emilia-Romagna, la struttura commissariale e l’Autorità di Bacino del Po hanno illustrato oggi il “Piano speciale preliminare post-alluvione”. Si tratta di un documento resosi necessario dopo gli eventi catastrofici di un anno fa, che ha lo scopo di impedire che si ripresentino e adeguare il territorio a contenere il più possibile i danni.
Dagli interventi sullo spazio che hanno a disposizione i fiumi alla delocalizzazione degli edifici presenti nelle zone più a rischio a ridosso dei fiumi, fino a interventi su ponti e infrastrutture. Sono questi i principali strumenti all’interno di quella che è stata definita una «strategia innovativa» per il primo piano di questo genere in Italia.

Alluvione, il piano per prevenire nuovi disastri

Ad illustrare i principali contenuti del piano, che dovrà essere approvato definitivamente e finanziato a giugno, è stato Andrea Colombo, ingegnere dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po.
Come osservato anche da alcuni esperti dopo l’alluvione del maggio scorso, uno dei principali interventi riguarda lo spazio che i fiumi hanno a disposizione per fare defluire le acque accumulate da fenomeni atmosferici intensi, sempre più estremi in tempi di crisi climatica. «Non è più possibile rialzare gli argini in quota – ha sottolineato Colombo – Sarà necessario arretrarli», cioè allargare gli alvei nei punti in cui sono più stretti.
Nuove casse di espansione e tracimazione controllata per evitare la rottura degli argini rientrano nella stessa strategia contenuta nel piano.

Un secondo capitolo riguarda le norme che, almeno transitoriamente, dovranno essere adottate per l’attuazione del piano stesso. Ad esempio sarà necessario limitare lo sviluppo urbanistico nelle aree più sensibili, almeno fino a quando non saranno realizzati gli interventi necessari.
Un’altra misura riguarda la delocalizzazione di edifici – abitazioni o attività produttive – che si trovano nelle zone più a rischio a ridosso dei fiumi, in particolare nei fondovalle.
Secondo la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Irene Priolo, sono circa 3400 gli edifici che andranno ricollocati altrove.

Una terza area di intervento riguarda i ponti e le infrastrutture. L’alluvione del maggio 2023, infatti, ha visto crollare anche alcuni di questi manufatti, per fortuna senza conseguenze in termini di vite umane.
Il piano, in particolare, prevede una loro valutazione di compatibilità idraulica, il miglioramento di quelli che risulteranno non adeguati e disposizioni su come gestirli durante le piene o come procedere alla loro manutenzione.

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